Dati sulla Malattia Venosa Cronica (MVC)
Cos'è la Malattia Venosa Cronica
Il reflusso (cioè il flusso verso i piedi) di sangue venoso a causa della rottura di valvole presenti
nelle vene degli arti inferiori porta a ristagno di sangue, cioè di liquido, con conseguenti alterazioni del
volume delle gambe e sintomi.
Il reflusso può interessare le vene superficiali (le vene safene, le loro collaterali) o le vene profonde.
I sintomi:
Crampi, fatica, senso di peso, prurito, gonfiore.
I segni:
Dilatazione e tortuosità delle pareti venose, alterazioni del colore e della consistenza della cute, eczemi, ulcere.
Incidenza della Malattia Venosa Cronica
L'insufficienza Venosa Cronica rappresenta, ad oggi, una delle principali voci di spesa per i servizi sanitari nazionali dei Paesi europei e nordamericani. La Malattia Venosa Cronica, attraverso la manifestazione della sindrome varicosa, affligge il 35% della popolazione adulta di razza bianca in Europa ed in Nord America, ed inoltre la percentuale degli individui affetti da questo malattia cresce con l’età. Il 40% delle donne a partire dai 50 anni soffre di una forma di malattia venosa cronica. Il numero di ore di lavoro perse per disturbi venosi è maggiore di quello perso per malattia arteriosa. La prevenzione, il corretto trattamento dalla patologia, la gestione delle complicanze secondo le linee guida della letteratura sono la premessa indispensabile per limitare l'impatto in termini economici e sociali che la patologia crea in una popolazione sempre più longeva.
Chi può sviluppare la Malattia Venosa Cronica
Vi sono fattori NON modificabili:
1 - La MVC un disordine ereditario (il rischio aumenta notevolmente se i due genitori o uno di essi soffre di mMVC).
2 - Il rischio di MVC aumenta il rischio con l’aumento dell’età.
3 - Sesso (le varici sono tre volte più comuni nelle donne).
4 - Gravidanze (maggior numero di gravidanze=>maggior probabilità di sviluppare MVC).
Ma vi sono fortunatamente alcuni fattori modificabili:
1 - Obesità.
2 - Vita sedentaria: è dimostrato che lavori sedentari che non richiedono movimento sono
correlati ad un rischio maggiore di sviluppare MVC.
3 - Fumo di sigaretta,
Tipologie frequenti di presentazione della Malattia Venosa Cronica
1- capillari (teleangectasie). molto comuni, specialmente nel
sesso femminile. nell85% dei casi sono sintomatici e possono associarsi a una malattia venosa maggiore.
2 - vene reticolari: vene dilatate, di colore verde bluastro, possono associarsi a
sintomi anche importanti, in determinate aree della gamba.
3 - vene varicose (varici): possono localizzarsi sia sulla coscia e che sulla gamba,
sede essere associate a sintomi importanti quando dipendono da malattia della grande o della
piccola safena. il 20% dei pazienti che ne sono affetti può sviluppare un’ulcera.
4 - alterazioni della cute: localizzate nella parte inferiore della gamba, al di sopra o
interno alla caviglia. sono causate dal protrarsi della permanenza della malattia venosa in quell’area.
5 - ulcere. legate nel 50% dei casi a malattia venosa superficiale. nel 10% dei casi
sono dovute a pregressa trombosi venosa profonda.
La Flebologia
La flebologia: è quella branca della medicina che studia le malattie delle vene, il loro trattamento e la corretta diagnosi e prevenzione.
Trattamenti della Malattia Venosa Cronica
Qui di seguito una guida indicativa (che non sostituisce in alcun modo la consulenza dal proprio medico di famiglia o dallo specialista) relativa ai migliori trattamenti, sia medici che chirurgici, della malattia venosa cronica e delle sue complicanze.
1 - Utilizzo di calze (terapia elastocompressiva)
Le calze elastiche permettono di creare una pressione negativa con conseguente riduzione del reflusso
e ristagno di sangue venoso nelle gambe. Hanno un’ottimo effetto sui sintomi e prevengono la formazione
di trombi nelle vene superficiali. Sono inoltre la terapia di scelta nel mantenimento dopo la guarigione
delle ulcere venose. Le calze sono oggi disponibili un una grande varietà di filati, taglie colori e modelli.
Le calze elastiche NON SONO calze antitrombo! le calze antitrombo si utilizzano quando non si cammina
e si è costretti a letto (dopo un intervento chirurgico che impedisce o controindica la deambulazione).
Inoltre, non riescono a garantire una compressione sufficiente in pazienti che deambulano.
Pertanto le calze postoperatorie che si usano in flebologia sono calze elastiche, poiché devono assecondare
e consentire la marcia e le normali attività quotidiane.
Quali calze scegliere:
- sintomi più blandi fatica, leggero gonfiore: 14 mmHg
- sintomi più importanti, crampi, gonfiore: 18 mmHg
- varici, dolore: I classe
- nel trattamento post ulcera, nel linfedema: II classe
Le calze vanno misurate, per potere essere indossate in maniera confortevole: esistono tabelle
e negozi specializzati che risolvono il problema con semplicità.
Esistono anche apparecchi per poterle indossare con facilità se esistono difficoltà a raggiungere
la gamba (per esempio nel caso di artrosi importanti che limitano i movimenti).
2 - Esercizio e attività fisica
- Migliorano i sintomi in maniera importante.
- Riducono la ricomparsa o la comparsa di ulcere venose.
- Rendono più rapida la guarigione di flebiti e trombosi profonde.
- Almeno 30 minuti di attività al giorno.
- Quali attività: marcia, nuoto, corsa…stare alla larga da sollevamento pesi, che può peggiorare le varici.
3 - Quando eseguire una consulenza specialistica per trattare chirurgicamente le varici
- Quando i sintomi non rispondono alla terapia conservativa.
- Quando non è possibile tollerare le calze.
- Quando è richiesto o preferibile un miglioramento estetico.
- Quando si manifestano cambiamenti di colore o qualità delle caviglie, che possono suggerire
un peggioramento della malattia venosa cronica.
- Quando si verificano emorragie spontanee o ulcere.
4 - I trattamenti chirurgici moderni per la Malattia Venosa Cronica
Dapprima alcune considerazioni: Molti pazienti presentano combinazioni di
capillari, vene reticolari e varici: pertanto il trattamento proposto dovrà essere sartoriale,
per soddisfare le esigenza del singolo. Quindi i trattamenti per la stessa malattia (le varici) possono differire
a seconda della presentazione della malattia nel paziente, delle sue richieste ed esigenze.
Ciò premesso, le scelte del trattamento chirurgico
non sono lasciate alle preferenze del singolo chirurgo o specialista, ma codificate senza ombra di dubbio dalla
letteratura (
linee guida NICE, estratto in inglese, in vigore dal 2013).
Il paziente con malattia venosa sintomatica degli arti inferiori deve
afferire ad un servizio di chirurgia flebologica.
Dopo una visita che prevede colloquio, esame clinico ed ecocolordoppler,
se viene posta indicazione chirurgica per malattie che riguardano la safena, il trattamento deve essere
endovascolare (Laser, Radiofrequenza, cianacrilato).
Solo nel caso in cui nel Paese non fosse disponibile tale trattamento, si differirà a scelta su metodiche di
sclerosi ecoguidata (cioè verrà chiusa la vena iniettando al suo interno un liquido che ne distrugge le pareti).
Ed infine, nel caso neppure questa opzione fosse possibile, verrà proposta la tecnica chirurgica classica (lo strpping).
Per il trattamento dei capillari la scelta ricadrà sulla scleroterapia: riduce i sintomi, migliora l’aspetto estetico e può essere ripetuta.
Per le varici reticolari, una combinazione tra scleroterapia e chirurgia mini invasiva rappresenta la soluzione del problema nella maggior parte dei casi.
Scleroterapia e chirurgia mini-invasiva
Il trattamento chirurgico preferenziale della varici passa quindi oggi attraverso la chirurgia endovascolare (Laser, Radiofrequenza, cianacrilato), che presenta le stesse percentuali di successo della chirurgia tradizionale, senza gli effetti collaterali. L’anestesia locale e il ridotto impatto chirurgico consentono immediata ripresa delle normali attività e ottimo risultato estetico finale.
Chirurgia endovascolare